La tecnologia ha ormai permeato ogni aspetto della nostra quotidianità, ma il campo in cui è più evidente il suo potere di migliorare concretamente la vita delle persone è sicuramente quello della robotica e della protesica per le disabilità. In questo settore, il progresso ha portato miglioramenti indiscutibili, permettendo a molte persone di riconquistare autonomia e dignità.
Gli avanzamenti sono rapidissimi e stupefacenti: un esempio recente e eccezionale arriva dalla Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa, che ha sviluppato una mano robotica a controllo magnetico. Questa tecnologia si basa su piccoli magneti impiantati nei muscoli dell'avambraccio, capaci di rilevare i movimenti muscolari residui e di tradurli, tramite un algoritmo, in movimenti della protesi. Si tratta di un approccio "miocinetico" che elimina la necessità di cavi e connessioni elettriche, rendendo la protesi più leggera e intuitiva da utilizzare
La prossima grande sfida per la robotica protesica è il recupero del feedback sensoriale. Diversi progetti di ricerca stanno sviluppando protesi che non si limitano a ripristinare la mobilità, ma offrono anche la possibilità di recuperare sensazioni tattili e propriocettive.
Questo avviene tramite l'uso di sensori avanzati, capaci di "comunicare" con il sistema nervoso, restituendo la capacità di registrare diverse texture, temperature e peso degli oggetti.
Altrettanto importante è lo sviluppo degli esoscheletri robotici, già utilizzati in diversi contesti clinici per supportare i pazienti con lesioni spinali o altre patologie invalidanti. Dispositivi come il ReWalk rappresentano un importante passo avanti nella riabilitazione di chi ha perso parzialmente la capacità di deambulare.
Certo, queste tecnologie non sono ancora perfette: il costo rimane elevato ed è estremamente complicato riuscire a replicare con precisione i miliardi di micro-movimenti e aggiustamenti che il corpo compie in maniera istintiva durante la camminata. Su questo fronte l'intelligenza artificiale potrà giocare un ruolo determinante grazie alla sua capacità di analizzare in tempo reale i segnali muscolari del paziente e regolare di conseguenza l'assetto e il comportamento dell'esoscheletro, permettendo una interazione sempre più fluida e naturale tra il dispositivo e il suo utilizzatore.
Man mano che la tecnologia progredisce, assisteremo allo sviluppo di protesi sempre più leggere e performanti, che potrebbero presto andare oltre la ricostituzione della funzionalità originaria, offrendo agli utilizzatori abilità fisiche persino superiori a quelle di un arto umano naturale. Entro pochi decenni, gli esoscheletri diventeranno dispositivi di uso comune, accessibili a una vasta platea di utenti.
È possibile immaginare un domani in cui la disabilità non sarà più un limite, ma una fase di transizione da gestire con gli strumenti che l'innovazione tecnologica saprà mettere a disposizione.
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